romanzoProponendovi il 4° esempio di False Friend italiano – inglese, vi lasciamo a cenni storici sull’origine di questi termini simili tra una lingua e l’altra ma di diverso significato.

STORIA DEI FALSE FRIEND

L’ambiguità linguistica ha precise e antiche  cause storico-sociali. I dialetti anglosassoni di origine germanica, molto simili all’islandese e ad altre lingue scandinave, furono presto “contaminati”, anche se in misura lieve nell’alto medioevo, dal latino dei primi monaci cristiani che nel V-VI sec D.C. cominciarono ad evangelizzare le isole britanniche. Ma ciò che cambiò radicalmente la lingua inglese fu l’invasione dei normanni nel 1066. I normanni, discendenti essi stessi (come gli anglosassoni) da tribù scandinave avevano “addolcito” i loro costumi vichinghi dopo due secoli di invasioni e di razzie che avevano portato morte e devastazione nel nord della Francia. Convertitisi al cristianesimo, furono fatti feudatari dal Re di Francia, adottando la lingua di questo paese.

A partire dall’XI secolo (periodo della conquista dell’Inghilterra) imposero dunque anche a Londra, anche se con limitato successo sulla popolazione, la loro lingua e cultura. A questo “rimescolamento linguistico” dovette aggiungersi quattro-cinque secoli più tardi l’opera degli umanisti. I nuovi eruditi, oltre ad introdurre molte altre parole latine, ne portarono anche parecchie di greche e italiane. Si trattò dunque  di un lungo processo durato circa dieci secoli, al termine dei quali (l’Età di Shakespeare, XVI-XVII secc.) vediamo formarsi una lingua che appare “ibrida”, e che a fianco dei termini germanici conserva quelli romanzi o addirittura gli originali latini e greci con tanto di declinazione plurale (Lat. medium, media; fungus, fungi; greco phenomenon, phenomena. Un patrimonio linguistico inestimabile. 

Gli anglosassoni (popolazione autoctona) dicevano per esempio “pig”, i franco-normanni “porc”, e poi sia gli uni che gli altri usarono l’una o l’altra parola indiscriminatamente per un certo periodo. Ma la legge della selezione naturale vale anche per le lingue, e i sinonimi romanzi si trovarono a competere per la sopravvivenza con quelli anglosassoni. Al distacco dell’Inghilterra dalla Francia nel XIII sec., molti francofoniormai “naturalizzati” persero l’uso della lingua francese (fenomeno attestato umoristicamente da Chaucer quando si prende un po’ gioco del francese “scolastico” della suora delle Storie di Canterbury. L’assimilazione dei franco-normanni fu cementata cementata inoltre  dai frequenti matrimoni misti con l’aristocrazia anglosassone. I figli di queste unioni erano bilingui, e introdussero molte parole germaniche nell’anglonormanno mentre l’anglosassone ”vichingo” originale vide molte delle sue parole decimate per l’introduzione di termini francesi.

Molte parole anglosassoni e francesi dal significato identico furono dunque eliminate per economia linguistica, ma in altri casi i sinonimi sopravvissero rinnegando se stessi (cioè il loro significato originale).  Ecco dunque che il francese “actual”(oggi “actuel”) assunse il significato di “vero”, che “chant” fu relegato ai canti militari. Altre parole come “rumour”(oggi “rumeur”), già falsi amici in francese, lo restarono in inglese: “rumour” vuol dire, come nella lingua d’origine, “voce, diceria” e non ”rumore”.

Queste parole hanno dunque fotografato, come la pietra per i fossili, quelle antiche lotte di potere tra anglosassoni e normanni, restando immutate in Inghilterra nella loro antica forma mentre la parola originale si evolveva in Francia. Il che ci ha aiutato a ricostruire il francese e i dialetti francofoni antichi. 

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